Il CERCHIONERO

Per sapere tutto su vampiri, zombi, lupi mannari e creature delle tenebre.

Il CERCHIOGIALLO

Il mondo delle indagini (più o meno misteriose) vi aspetta.

IL MITO DA GUERRE STELLARI A STAR WARS

Visitate la nuova mostra di Fermo Immagine il Museo del Manifesto Cinematografico di Milano.

COMICSBOOKTRAILER

I trailer del fumetto.

mercoledì 30 ottobre 2013

Il futuro che sarà all'Arcadia di Melzo



Dal primo novembre e fino al 20 la mostra Il Futuro che sarà, realizzata da Spazio Excalibur ( la galleria di Vigevano dedicata all'arte, il fumetto e l'illustrazione)  potrà essere visitata presso il cinema Arcadia di Melzo
L'ingresso è gratuito negli orari di apertura del cinema.

lunedì 21 ottobre 2013

MACCHIE SOLARI A FERMO IMMAGINE


Venerdì 25 ottobre,  in occasione dell'anniversario della nascita di Armando Crispino, Bloodbuster Edizioni e Fermoimmagine, Museo del manifesto cinematografico Milano presentano LINEE D'OMBRA. La serata di cinema e chiacchiere è dedicata ad Armando Crispino l'autore di classici del cinema thrilling all'italiana come Macchie solari, L'etrusco uccide ancora, Frankenstein all'italiana.



La serata dedicata alla memoria del regista è anche l'occasione per presentare il libro MACCHIE SOLARI di Claudio Bartolini, il terzo volume della collana I Ratti  (Bloodbuster Edizioni) dedicata alla riscoperta di generi e protagonisti del cinema di genere italiano e non. 

Ospite d'onore Francesco Crispino, figlio del regista, che proporrà un suo personale ricordo del padre col suo documentario LINEE D'OMBRA.

LA SERATA: IL PROGRAMMA

 ore 19,30: proiezione del documentario LINEE D'OMBRA (Francesco Crispino, 2007) dedicato a Armando Crispino

 ore 20,30: presentazione del libro MACCHIE SOLARI – Il cinema di Armando Crispino, con la  presenza dell'autore CLAUDIO BARTOLINI e del critico DAVIDE PULICI di Nocturno Cinema.

Ore 21,30: proiezione del film MACCHIE SOLARI (Armando Crispino, 1975) con Ray Lovelock e Mimsy Farmer

 

INGRESSO LIBERO

Fermoimmagine, Museo del manifesto cinematografico Milano
via Gluck, 45
Milano

COSA SONO I RATTI ?


Per questa  nuova collana editoriale Daniele Magni e Manuel Cavenaghi abbandonano la forma “dizionario” e si fanno da parte come autori: i libri della collana saranno infatti firmati da scrittori e giornalisti affermati che hanno deciso di dare credito al  marchio Bloodbuster, scrivendo delle guide introduttive a generi e protagonisti del cinema sbrigativamente liquidato come “di genere”, “basso”, “commerciale”, “popolare”. Quello, insomma, che noi abbiamo identificato nel motto “tutto il cinema dalla B alla Z”, che da sempre accompagna le malefatte dei due autori/editori.
I Ratti di Bloodbuster saranno volumetti essenziali, agili e dal costo in linea con la crisi economica che ci attanaglia.


Dopo la prima cucciolata, che vantava genitori blasonati come Antonio Tentori & Antonio Bruschini (Nudi e crudeli - I mondo movies italiani) e Stefano Di Marino & Corrado Artale  (Tutte dentro! - Il cinema della segregazione femminile), la collana roditrice propone oggi i figlioletti di due firme altrettanto prestigiose della critica cinematografica: Claudio Bartolini e Fabio Melelli.
Claudio è una delle penne più apprezzate del settimanale Film TV, nonché autore di importanti volumi sul cinema di genere e non (Gotico Padano – Dialogo con Pupi Avati; Nero Avati – Visioni dal set; Thriller italiano in 100 film; Videocronenberg); Fabio ha pubblicato svariati libri di sicuro interesse per i nostri lettori (Eroi a Cinecittà – Stuntmen e maestri d’armi del cinema italiano; La nostra africa – Sguardi del cinema italiano sull’Africa; Le straniere del nostro cinema...).
Questa volta nel mirino dei nostri campioni di razza sono finiti due registi italiani, due di quegli “artigiani del cinema popolare” che, benché abituati a passare senza troppi problemi da un genere all’altro, hanno forse - più di altri - qualche diritto ad essere considerati “autori”, per la riconoscibile cifra stilistica che permea la loro opera e per l’assoluto controllo che ne avevano. Si tratta di Armando Crispino e Duccio Tessari, nomi ben conosciuti dai fan del cinema di genere, la cui filmografia viene ripercorsa con sguardo attento, anche grazie alle testimonianze di collaboratori, amici e famigliari che del mondo intellettuale e dell’aspetto umano dei due registi danno una visione spesso inedita. In particolare il libro di Bartolini è frutto della stretta collaborazione con Francesco Crispino, figlio di Armando, che ha messo a disposizione una valanga di materiale mai visto ed esclusivo.

I “Ratti” scodinzolano vivaci.

Adottateli e portateveli a casa, vi sapranno dare soddisfazioni...

domenica 20 ottobre 2013

RANGERS CONTRO COMANCHES


Danilo Oberti continua la sua avvincente sotria del corpo dei Texas Rangers


 

I Ranger del Texas nella rivoluzione texana 1835-1836

 

Per quanto in origine i Ranger fossero stati costituiti per contrastare la minaccia delle tribù indiane, durante la guerra di indipendenza spesso si rivelarono le uniche truppe ragionevolmente organizzate e pronte ad affrontare i battaglioni messicani. Durante la battaglia di Alamo, passata alla storia e assunta a leggenda, una singola compagnia di ranger si unì ai difensori, condividendone la sorte.

Dopo le sconfitte di Alamo e Goliad, il generale Samuel Houston ordinò al maggiore Robert Williamson di riunire le unità di ranger sulla strada di San Antonio, perché agissero da unità di retroguardia e ricognizione. Unità più piccole rimasero dietro le linee messicane, assistendo la fuga dei coloni americani, e compiendo azioni di disturbo.

Con la vittoria alla battaglia di San Jacinto del 21 Aprile 1836 finiva la guerra di indipendenza, ma per i ranger non c'era riposo.

 

La guerra Comanche

 

Infatti il territorio Comanche si trovava ormai circondato, a causa del grande afflusso di coloni, situazione  che avrebbe portato ad una escalation di scontri tra coloni e indiani. In diverse occasioni gli indiani non sfruttarono la superiorità numerica nei confronti dei ranger, che riportarono diverse sconfitte, sebbene non disastrose. Poi il 19 Marzo 1840 una delegazione di sessantacinque comanches si incontrò a San Antonio con una delegazione texana, per discutere un trattato di pace.

I primi problemi insorgono immediatamente, dato che gli indiani, contrariamente agli accordi, hanno portato con loro solo due prigionieri bianchi, un ragazzo messicano e una ragazza texana. Inoltre i prigionieri mostrano chiari segni di maltrattamenti. La ragazza, Matilda Lockart, riferisce poi che molti bianchi sono tenuti prigionieri nel campo comanche.

A questo punto, esasperati, i texani informano il Capo Muguara che fino al rilascio dei prigionieri, i delegati indiani si devono considerare come ostaggi. La reazione dei comanche è prevedibile, e nello scontro a fuoco che segue otto texani e trentacinque indiani, tra cui Muguara, vengono uccisi.

Il fiasco di San Antonio rappresenta il momento più buio dei rapporti tra texani e comanche, e da inizio ad un periodo di intensa attività per le compagnie di ranger.  Infatti, a causa delle ristrettezze economiche, i ranger sono l'unica forza che possa essere schierata e impiegata dalla giovane Repubblica del Texas. Molti uomini della frontiera sono attirati dai ranger. La disciplina, intesa nel senso stretto del termine, è di fatto inesistente, e i comandanti sono scelti dagli uomini stessi per la loro capacità di giudizio, abilità di combattimento e coraggio. Inoltre i ranger, come già menzionato, dispongono di armi ed equipaggiamenti propri, pertanto non gravano sulle già magre finanze statali.

 

L'incursione di Linville e la caccia ai Comanche

 

Come già detto, ormai tra texani e Comanche la guerra è dichiarata. Dopo il Fiasco di San Antonio ormai i texani si aspettano una offensiva dei bellicosi vicini, e nell'Agosto del 1840 i comanche scendono sul piede di guerra.

Un contingente di almeno mille guerrieri si muove dagli altopiani verso le pianure colonizzate. Con una mossa decisamente intelligente, evitano la grande città di San Antonio e piombano su Victoria, dove uccidono quindici coloni bianchi e riescono a rubare duemila cavalli. Il bottino è già stupefacente di per se, ma i comanche non sono soddisfatti, e l'8 Agosto assaltano la cittadina costiera di Linville.

La sorpresa è totale e gli abitanti, presi dal panico si salvano fuggendo su barche a remi, e rimanendo a distanza dalla costa, fuori portata dagli archi degli indiani.

Dalle barche osservano i Comanche che uccidono bestiame, saccheggiano granai e alla fine bruciano tutti gli edifici.

A questo punto però i texani cominciano a reagire in maniera organizzata,con tre compagnie di ranger che entrano in azione. Inferiori di numero i ranger adottano una tattica mordi e fuggi, tenendo contemporaneamente sotto controllo la forza avversaria. Inoltre inviano staffette al generale Felix Houston, relativamente alla posizione del nemico e alla sua direzione.

Paradossalmente le parti si sono invertite; gli indiani, rallentati sia dal numero che dall'enorme quantità di bottino razziato, si trovano costretti alla difensiva, mentre i ranger combattono come i loro avversari, con azioni rapide, e senza scendere dai cavalli.

A questo punto il generale Houston ha assemblato una forza mista di regolari, alleati indiani e uomini di frontiera, e il 12 agosto a Plum Creek, intercetta i comanche.

I texani caricano sul fianco gli indiani, provocando il caos. La grossa mandria di cavalli razziati presa dal panico comincia una corsa sfrenata e gli indiani si disperdono in tutte le direzioni.

Di fatto il piano di Houston non si realizza. Invece di uno scontro localizzato, dove la superiorità tecnica e la sorpresa avrebbero potuto infliggere agli indiani una sconfitta disastrosa, si trova a gestire una battaglia di movimento. Al tramonto almeno ottanta Comanche giacciono morti sulla prateria, al prezzo di una singola perdita da parte texana.

I texani trovano sui cadaveri e nel bottino recuperato diversi cuccioli di alligatore. Si verrà a scoprire poi che dovevano essere prova che i guerrieri comanche erano giunti al mare.

Da parte texana Plum Creek è considerata una vittoria schiacciante, e ottiene un risultato fondamentale : i Comanche non tenteranno mai più azioni di così grande portata, limitandosi a raid condotti da poche decine di elementi.

Sfruttando l'abbrivio dato dalla vittoria di Plum Creek, il colonnello John Moore guida nell'autunno dello stesso anno una compagnia lungo il corso del Rio Grande e attacca uno dei campi Comanche. La sorpresa è totale e l'intero villaggio viene distrutto, gli abitanti tutti uccisi. A questo punto, per quanto i raid proseguano, la potenza guerriera comanche comincia un declino costante.

A questo punto è doveroso parlare di un personaggio che rivoluziona le tattiche dei ranger, dando loro un vantaggio fondamentale.

John Coffee Hays ha appena 22 anni quando, mentre lavora come prospettore,  unitosi ad una banda di indiani Delaware, partecipa ad un'imboscata ai danni dei Comanche.

Il giovane prospettore osserva con attenzione le tattiche dei Delaware. Coraggioso, freddo in combattimento e intelligente, Hays ha idee molto precise, sia sulle possibilità dei ranger, sia sui loro limiti. Uno che si rivela fondamentale è quello dell'armamento. I Kentuky Long Rifle sono precisi, ma molto ingombranti. Inoltre essendo armi ad avancarica sono lenti da ricaricare. Spesso i Comanche provocano i ranger, affinché sparino per primi, per poi impegnarli a corta distanza con gli archi, sfruttando il tempo morto della ricarica dei fucili.

Nel 1844, Hays riesce a procurarsi un lotto di Colt Patterson modificate con leva di riarmo. La Patterson rappresenta un vantaggio fondamentale per i ranger : il tamburo, per quanto ad avancarica, contiene cinque colpi. Inoltre la versione con leva di ricarica, permette di cambiare direttamente il tamburo, come in una moderna semiautomatica viene cambiato il caricatore. Efficace fino a circa cinquanta iarde, la Colt Patterson viene impiegata per la prima volta da Hays stesso durante uno scontro lungo il fiume Pedernales. Hays, con soli diciassette uomini, viene assalito da almeno settanta guerrieri.

Hays non si perde d'animo. Ordina ai suoi di smontare, e fa aprire il fuoco con i fucili. A questo punto gli indiani si lanciano alla carica, convinti che i texani siano alla loro mercé. Ma hanno un'amara sorpresa. Infatti non appena si lanciano al galoppo, Hays e i suoi rimontano a cavallo e contro-caricano, sparando con i revolver. Sconcertati, i Comanche subiscono il pieno impatto della carica texana e in poco tempo le parti si invertono decisamente, con i Comanche in fuga, che lasciano sul terreno almeno trenta dei loro.

E' riportato che uno dei Comanche, che riconobbe Hays, disse “Non combatterò più contro Capitan Jack (soprannome di Hays). Come posso lanciare i mie guerrieri contro qualcuno che può sparare tanti colpi quanto le dita delle mani?”

John Hays inoltre, sempre sulla base della sua esperienza di battaglia, rivoluziona i metodi addestrativi, enfatizzando il tiro da cavallo. Una sagoma grossomodo delle dimensioni di un uomo veniva posta lungo un tratto rettilineo, e circa quaranta iarde dopo di essa un'altra. Ogni ranger doveva avvicinarsi alla carica, sparare col fucile sulla prima sagoma, cambiare arma e usare la pistola sulla seconda sagoma. Secondo quanto affermato dal ranger John Nicholls all'inizio i risultati furono scarsi, ma alla fine dell'addestramento, non c'era ranger che non fosse in grado di colpire entrambe le sagome con precisione.

Hays interviene anche sul modo in cui i ranger cavalcano, copiando il più possibile quello degli indiani. Questi nuovi metodi di addestramento e l'introduzione delle Colt sanciscono definitivamente il tramonto dei Comanche come “Signori delle Pianure”.

L'assorbimento culturale comporta diverse modifiche nell'equipaggiamento. Ad esempio vengono adottare selle di tipo spagnolo, coperte messicane, e altri elementi, come borracce e speroni. Ma sopratutto, dai Comanche, tattiche, e la capacità di leggere il terreno.

 

A questo punto un ulteriore e definitivo cambiamento, ridefinisce l'assetto della regione. La giovane Repubblica del Texas ha breve vita. Infatti il 29 Dicembre 1845, il territorio del Texas viene annesso agli USA. Questo atto provoca la guerra col Messico, e i Ranger si uniscono all'esercito del generale Taylor. Ci sono vecchi conti da regolare, uno su tutti Alamo.

 

 

 

mercoledì 16 ottobre 2013

ORFANI: PICCOLI SPAVENTATI GUERRIERI


 Scorre via come si diceva una volta ‘tutta d’un fiato’ la prima avventura del nuovo mensile Bonelli Orfani scritto da Roberto recchioni e illustrato (in questo primo volume) da Emiliano Mammucari. Non cerca di nascondere  il richiamo a una scena famosa di Terminator2  l’autore, confessa il proprio legame con gli anni dell’adolescenza e con i modelli di quel tempo. Rivela, infine, una grande capacità di narrare della quale non dubitavamo. Science Fiction bellica, richiamo diretto all’adolescenza, una strizzata d’occhio al  Giappone ma anche a Fanteria dello Spazio e a tante altre cose che sono parte della nostra memoria.


Soprattutto una storia che si divora, che ti fa sperare che il numero due sia in edicola domani. Così  si racconta, così si riprendono i lettori rapiti dai videogiochi o da altre distrazione. Con storie avvincenti, rapide. A colori. Sì perché per la prima volta la tavola colorata non è un regalo per celebrare una ricorrenza o un esperimento. È parte della storia che, in bianco e nero, forse sarebbe stata diversa. In un momento editoria in cui tutti piangono miseria è un’operazione coraggiosa. La seguiremo.

martedì 15 ottobre 2013

IL FUTURO CHE SARA’: PREMIO JACONO 2013


In occasione della Rassegna Letteraria 2013, presso Spazio Excalibur, la galleria di Vigevano dedicata all'arte, l'illustrazione e il fumetto, si terrà la VI edizione del “Premio Jacono”, quest’anno assegnato a Franco Brambilla, dal 2000 illustratore delle copertine di “Urania”, la mitica collana dedicata alla narrativa di fantascienza, edita dal 1952 da Mondadori.

Alla premiazione saranno presenti Franco Brambilla, il curatore di “Urania” Giuseppe Lippi, autori e illustratori italiani.

In concomitanza con il premio, sempre presso lo Spazio Excalibur sarà allestita la mostra “Il Futuro che sarà”, con opere di Carlo Jacono e Franco Brambilla.

Dove:  Spazio Excalibur , Corso Genova 114 Vigevano (PV)

Quando: 19-27 ottobre 2013
L'appuntamento: premiazione - sabato 19 ottobre 2013, ore 18  -   inaugurazione mostra - sabato 19 ottobre 2013, ore 15



IL PREMIO JACONO

Nato per celebrare il maestro dell’illustrazione italiana, conosciuto soprattutto per le migliaia di copertine realizzate per i “Gialli Mondadori” e “Segretissimo”, il “Premio Jacono” è giunto alla sua sesta edizione.
Viene assegnato ogni anno all’autore contemporaneo che maggiormente si avvicina a Jacono, non tanto per lo stile quanto per la costanza della qualità artistica.




Le edizioni passate, dedicate ognuna a uno specifico genere (western, spy story, giallo), hanno visto tra i premiati Claudio Villa, copertinista di “Tex”, Victor Togliani, fantasioso creatore di mondi fantascientifici per “Urania” o inquietanti per “Segretissimo” e Giuseppe Rava autore di spettacolari illustrazione di ambientazione storico militare.


L’edizione 2013 del premio sarà assegnata a un autore dal grande impatto visivo, che dal 2000 realizza le copertine di “Urania”: Franco Brambilla.
Quest’anno, infatti, il focus del Premio è dedicato all’illustrazione fantascientifica, poiché Carlo Jacono è stato uno dei principali collaboratori di “Urania”, la collana con cui Giorgio Monicelli ha fatto conoscere la fantascienza in Italia.

Fin dal 1952, e per oltre dieci anni, Jacono ha realizzato le illustrazioni interne dei romanzi per poi dipingere, dal 1958 al 1960, anche le copertine, in sostituzione di Caesar.

giovedì 3 ottobre 2013

ARRIVANO I TITANI


DUCCIO TESSARI, autore di classici del cinema action all'italiana come Tony Arzenta, Una pistola per Ringo, Kiss kiss... Bang Bang, Tex e il signore degli abissi, e Giuliano Gemma, il grande attore recentemente scomparso che con Tessari ha mosso i primi passi nel film Arrivano i titani e con il quale ha costruito un sodalizio artistico durato tutta la vita, sono al centro della serata che si terrà  venerdì 11 ottobre presso Fermo Immagine.


La serata, organizzata da Bloodbuster in occasione dell'anniversario della nascita di Tessari,  sarà l'occasione per  presentare KISS KISS... BANG BANG – Il cinema di Duccio Tessari.
Il libro, firmato da Fabio Melelli, è il quarto titolo de I Ratti (Bloodbuster Edizioni) collana dedicata alla riscoperta di generi e protagonisti del cinema di genere italiano e non. Inevitabilmente, sarà anche l'occasione per ricordare GIULIANO GEMMA, il grande attore recentemente scomparso che con Tessari ha mosso i primi passi nel film Arrivano i titani e con il quale ha costruito un sodalizio artistico durato tutta la vita.

IL PROGRAMMA
20,30: presentazione del libro KISS KISS... BANG BANG – Il cinema di Duccio Tessari, con la presenza dell'autore FABIO MELELLI e del critico DAVIDE PULICI di Nocturno Cinema.


21,30: proiezione del film VIVI O PREFERIBILMENTE MORTI (Duccio Tessari, 1969) con Giuliano Gemma, Nino Benvenuti, Sydne Rome

INGRESSO LIBERO


COSA SONO I RATTI ?


Per questa  nuova collana editoriale Daniele Magni e Manuel Cavenaghi abbandonano la forma “dizionario” e si fanno da parte come autori: i libri della collana saranno infatti firmati da scrittori e giornalisti affermati che hanno deciso di dare credito al  marchio Bloodbuster, scrivendo delle guide introduttive a generi e protagonisti del cinema sbrigativamente liquidato come “di genere”, “basso”, “commerciale”, “popolare”. Quello, insomma, che noi abbiamo identificato nel motto “tutto il cinema dalla B alla Z”, che da sempre accompagna le malefatte dei due autori/editori.
I Ratti di Bloodbuster saranno volumetti essenziali, agili e dal costo in linea con la crisi economica che ci attanaglia.


Dopo la prima cucciolata, che vantava genitori blasonati come Antonio Tentori & Antonio Bruschini (Nudi e crudeli - I mondo movies italiani) e Stefano Di Marino & Corrado Artale  (Tutte dentro! - Il cinema della segregazione femminile), la collana roditrice propone oggi i figlioletti di due firme altrettanto prestigiose della critica cinematografica: Claudio Bartolini e Fabio Melelli.
Claudio è una delle penne più apprezzate del settimanale Film TV, nonché autore di importanti volumi sul cinema di genere e non (Gotico Padano – Dialogo con Pupi Avati; Nero Avati – Visioni dal set; Thriller italiano in 100 film; Videocronenberg); Fabio ha pubblicato svariati libri di sicuro interesse per i nostri lettori (Eroi a Cinecittà – Stuntmen e maestri d’armi del cinema italiano; La nostra africa – Sguardi del cinema italiano sull’Africa; Le straniere del nostro cinema...).
Questa volta nel mirino dei nostri campioni di razza sono finiti due registi italiani, due di quegli “artigiani del cinema popolare” che, benché abituati a passare senza troppi problemi da un genere all’altro, hanno forse - più di altri - qualche diritto ad essere considerati “autori”, per la riconoscibile cifra stilistica che permea la loro opera e per l’assoluto controllo che ne avevano. Si tratta di Armando Crispino e Duccio Tessari, nomi ben conosciuti dai fan del cinema di genere, la cui filmografia viene ripercorsa con sguardo attento, anche grazie alle testimonianze di collaboratori, amici e famigliari che del mondo intellettuale e dell’aspetto umano dei due registi danno una visione spesso inedita. In particolare il libro di Bartolini è frutto della stretta collaborazione con Francesco Crispino, figlio di Armando, che ha messo a disposizione una valanga di materiale mai visto ed esclusivo.

I “Ratti” scodinzolano vivaci.

Adottateli e portateveli a casa, vi sapranno dare soddisfazioni...


C'ERA UNA VOLTA IL WEST


Il West come ci è stato raccontato da Hollywood è per lo più una invenzione. Un’epopea trasferita sullo schermo direttamente dalle pubblicazioni popolari di fine Ottocento, nelle quali i fuorilegge diventavano eroi, le giacche blu operavano con giustizia, i cow boys erano audaci e leali, gli indiani invariabilmente mostri assetati di sangue.
Le cose non andarono in questo modo. Anzi, al contrario gli sceriffi erano spesso banditi assoldati per contenere la violenza usando le colt, la cavalleria era comandata da macellai, i mandriani era sporchi e violenti, gli indiani sovente vittime. Ma neppure gli indiani, nella realtà storica, potevano essere paragonati ai "buoni selvaggi" di Rousseau. Erano uomini abituati alla brutalità della natura e della vita nomade. Spesso solo predoni come la maggior parte degli Apache.
Solo con la stagione, ben definita da Tullio Kezich, del "western maggiorenne", Hollywood rimise a posto le lancette della storia. E allora finalmente le città risultarono melmose e puzzolenti, i duelli, brutali sparatorie a distanza ravvicinata, con le pistole (imprecise) che sparavano proiettili calibro 44/40 e finalmente provocavano ferite grandi come crateri.

Per sapere chi furono davvero Bufalo Bill, Cavallo Pazzo, Toro Seduto, Wyatt Earp, Calamity Jeane e il Generale Custer? Furono davvero gli eroi raccontati dal cinema? abbiamo inviato Andrea Bosco, appassionato di West in tutte le sue declinazioni che con  Domenico Rizzi ha firmato il completissimo saggio I Cavalieri del West (Le Mani Editore), che svela tutti, ma proprio tutti, i segreti del Mitico West tra storia, cronaca, leggenda e invenzione cinematografica.


L'incontro, che si terrà sabato 5 ottobre a partire dalle16,30 a Fermo Immagine, è accompagnato da una mostra dimanifesti dedicati al western... ma non solo: per ricordare Giuliano gemma, la mostra, intitolata "Ciao Ringo", proporrà una ricca selezione dei più bei film di questo attore che ha legato il suo nome ad alcune pellicole western più  famose


IL LIBRO
Andrea Bosco, che si è occupato della parte cinematografica, e Domenico Rizzi, che ha indagato quella storica, con "I Cavalieri del West"ci consegnano l'affresco di tredici personaggi storici, da Cavallo Pazzo a Geronimo, da Buffalo Bill a George Armstrong Custer, da Billy the Kid a Jesse James a Wyatt Earp che hanno determinato il Mito del West. E' un saggio senza "sconti": la Storia contrapposta alla Leggenda confezionata da Hollywood. Un omaggio proprio a Tullio Kezich che prima dell'autunno del genere western aveva redatto note basilari, in un suo saggio, utili per un successivo libro (al quale Andrea Bosco avrebbe dovuto collaborare) che non vide mai la luce.
Kezich indagò per primo quanto gli americani si rifiutavano di indagare. Per primo pienamente comprese la complessità del genere, sulla via condivisa con Bazin e Riepeyrout.



L'AUTORE
Andrea Bosco, veneziano trapiantato a Milano dal 1973. Laurea in Storia del Risorgimento all'Università di Padova. Inizia come collaboratore del Gazzettino. Successivamente come corrispondente dal Veneto (calcio e basket ) per il Guerin Sportivo diretto allora da Gianni Brera. Poi come redattore alla Gazzetta dello Sport diretta da Gualtiero Zanetti e in seguito al Corriere d'Informazione con Gino Palumbo.
Nel 1977 passa ai Periodici Rizzoli: periodo culminato con la cura della "Storia della Repubblica" a fascicoli scritta da Giorgio Bocca. Alla fine dell'84 approda al Giornale diretto da Indro Montanelli. Nel 1990 entra alla Rai di Milano. Vi rimane vent'anni lavorando per il Tg regionale (negli ultimi sei anni come Caporedattore del settore cultura) e per il Tg2. Per 15 anni ha condotto l'edizione serale del Tg della Lombardia. Ha inventato la rubrica di novità letterarie "Prova d'Autore (andata in onda per vent'anni). Ha realizzato decine di dossier per il Tg2 e per il settimanale Europa, fatto centinaia di "dirette": le più importanti per la "prima" della Scala e per sette edizioni al Festival di Sanremo. Dal 2010 è in pensione. Oggi collabora con il Corriere della Sera come opinionista sulla prima pagina di Milano. Ha una rubrica "L'imboscata" su Tuttosport. Ogni anno tiene un corso di specializzazione sul linguaggio della comunicazione all'Università Cattolica di Milano. Per il gruppo Telemilano ha inventato la rubrica letteraria "La banda del book". Ha scritto: "Quei due: Brera e Rivera", "Carosio: una voce in campo", "Fiori di Henry", "Indiani", "I castelli della Lombardia", "Benvenuti a Milano". Ha ideato a curato le mostre "Kit Carson e dintorni "dedicata a Rino Albertarelli e "Buena Vista" (con Elena Scantamburlo) sulla grafica cubana. Per alcuni anni ha animato il Festival "A qualcuno piace giallo" di Brescia. Ha scritto e rappresentato la scrittura scenica "Scoprendo Salinger".

CI LASCIA TOM CLANCY


Ci ha lasciato ieri Tom Clancy, a 66 anni, autore di monumentali romanzi e lunghissime saghe ,ma anche di serie minori e altrettanto divertenti, passate dai romanzi ai videogames e viceversa. di certo aveva ancora molte storie da raccontarci. Non uno dei miei principali modelli, lo ammetto, ma certo un autore di riferimento. Lo definivano il re del technothriller ma quanta umanità in Jack Ryan che diventa da analista a Presidente e in quell’indimenticabile Marko Ramius comandante dell’Ottobre Rosso che anticipava la fine della guerra fredda…  Ripercorrere la bibliografia di Clancy è un’impresa ardua in poche righe. Preferisco soffermarmi sui meccanismi che sono tipici della spy story moderna, americana, certo un po’ troppo venata di patriottismo  per il nostro gusto  europeo ma sempre precisa, attenta al dettaglio. Al ‘bullone’ che s’incastra perfettamente in una vicenda ad ampio respiro raccontata con il gusto di  descrivere ogni particolare per  offrire al lettore una visione completa di tutta la storia. E poi la soddisfazione di vedere i propri eroi approdare al cinema, ai videogames, moltiplicandosi sino a diventare leggenda. Io credo che, negli ultimi decenni, nella spy story americana Clancy sia stato un faro da moltissimi imitato e raramente eguagliato. Un grande narratore, senza pretese autoriali, il che non è poco.

Ciao Tom, spero che da dove sei, tu continui a seguirci…. Noi rileggeremo le tue storie, rivedremo i film che ne son ostati  tratti e giocheremo con i tuoi indimenticabili personaggi. Te lo dobbiamo.




mercoledì 2 ottobre 2013

CIAO, RINGO!


 Ci lascia Giuliano  Gemma a 75 anni, in un incidente automobilistico. Gli eroi, però, non muoiono davvero mai. Action omaggia così un alfiere del cinema d’azione italiano, quello che non si fa più perché non si ha il coraggio di staccarsi dalle fiction melense, dai format che ci vengono imposti e dei quali il gradimento del pubblico è solo quello che ci viene detto che sia. Io, voi penso, amiamo ancora i vecchi eroi, come Ringo ma anche come lo scanzonato protagonista di Safari express e Africa Express, del prefetto di  ferro , di tantissimi film d’intrattenimento che amavamo da piccoli e siamo cresciuti sperando di vedere ancora e ancora. Anche se Tex forse non era il suo ruolo migliore Giuliano ha impersonato un mito della narrativa italiana e gliene siamo grati. Per questo e altri ruoli. Per la capacità di recitare e di muoversi da vero eroe d’azione, con quel uso viso da bello che era simpatico anche agli uomini. Ci mancherai Ringo!

Stefano Di Marino




L’arrivo della triste notizia della scomparsa di Giuliano Gemma è la ragione che ha spinto Fermo Immagine a dedicare a questo grande attore, protagonista assoluto del "western all’italiana" una piccola ma suggestiva mostra di manifesti "Ciao Ringo!" che ne ripercorre la carriera, dai successi western nei panni di Ringo a "Tex e il signore degli Abissi", dalla comparsata in "Ben Hur" a "Anche gli angeli mangiano fagioli", dal ciclo storico di "Angelica" a "Il deserto dei Tartari", "Ciao Nemico" e tanti altri.  

La mostra "Ciao Ringo!" resterà allestita nella sala Hollywood del Museo fino al 30 ottobre.